Il Decreto sicurezza bis ha uno scopo preciso: quello di criminalizzare il Diritto internazionale del diritti umani. La sua ratio si inscrive appieno all’interno di una visione sovranista delle relazioni tra popoli e nazioni, tra chi è nel supermercato globale come compratore e chi ne è invece merce, come i migranti. Impedire per legge le pratiche di salvataggio che, di fatto, nascono dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, rappresenta dunque per queste politiche il centro del loro agire. Chi ha concepito il testo del Decreto sa che la parte inerente il trattamento delle Ong è incostituzionale, dato che lede una serie di Convenzioni internazionali che il nostro Paese ha sottoscritto. L’intento, allora, è proprio quello di creare una soluzione di continuità in queste norme, per modificare radicalmente un sistema di certezze. Il Diritto Internazionale dei Diritti umani è come una catena: forte come il più debole dei suoi anelli; una volta allargatone uno, il tutto si spezza. Ed è la parte Ong, quella che pratica con chiarezza e coerenza l’azione umanitaria e la cooperazione allo sviluppo, ad essere oggi evidentemente la più esposta a questa disarticolazione, dato che si pone allo snodo tra il rispetto di Diritti Umani fondamentali e la loro coerenza democratica. Nel recente passato molti regimi liberali sono stati trasformati nel loro contrario attraverso una progressiva manomissione dei loro stessi strumenti. Oggi le democrazie illiberali rivendicano una capacità maggiore di governo delle cosa pubblica, ed è questo l’orizzonte entro il quale si muove la logica del Decreto sicurezza bis. Ciò che sta accadendo anche nel nostro Paese non è ancora abbastanza per capire che l’attacco è alle fondamenta stesse dello Stato di Diritto? Alla Costituzione? Alle normative comunitarie? Al multilateralismo? In una parola a tutto ciò che rende il consesso umano ancora in grado di dialogare e risolvere le grandi questioni globali: il clima, la povertà, le disparità di genere? Noi Ong siamo nate per denunciare ciò che di inammissibile ed ingiusto avviene nel mondo, ma anche per proporre soluzioni concrete, orientati da una visione semplice: la Terra ha bisogno di mantenere la sua biodiversità nel rispetto per tutte le forme del vivente, a partire dalla nostra, non di diseguaglianza ed esclusione. Continueremo il nostro cammino, nonostante tutto, nonostante chi vorrebbe normalizzarci, perché le nostre azioni siano finalmente considerate come ciò che sono: patrimonio comune dell’Umanità.
Raffaele K. Salinari
Portavoce CINI, Coordinamento Italiano Ngo Internazionali