Si moltiplicano in questi giorni le ordinanze del sindaci contro i “botti” di capodanno, ultima vestigia, oramai ampiamente depotenziata, dei festeggiamenti che un tempo salutavano la morte del vecchio Mondo ed accoglievano il nuovo. Come spesso accade in questa società quasi totalmente secolarizzata e desacralizzata, poco o nulla resta della carica simbolica della ritualità originaria, coperta e denaturata dall’aggressione feroce del totalitarismo consumista che l’ha ridotta ad una ennesima manifestazione di spettacolo. Eppure, come in tutti i gesti che rilevano di una ascendenza tradizionale, il significato cosmogonico dei “botti” permane, e continua ad esercitare una seppur piccola “carica messianica” come avrebbe detto Walter Benjamin che di cocci del passato se ne intendeva. Nelle società arcaiche, infatti, quelle più vicine al sacro, cioè a quella tela invisibile ma tenace, pervasiva, che connette tra di loro tutte le cose, il Mondo era qualcosa, una realtà tratta dal Caos, che andava costantemente rinnovato ripetendone i riti di fondazione. E tra questi, il trascorrere dell’Anno, cioè del tempo che sovrapponeva il tempo profano a quello cosmogonico, era uno dei riti fondamentali, il gesto che ristabiliva il nuovo inizio del tempo ciclico, del Grade Tempo della Creazione. Ma, come tutto ciò che deve essere ricreato ha bisogno di un sacrificio, di una morte rituale, al posto dei capri espiatori, esseri umani o animali che fossero, ecco che via via si utilizzano oggetti e poi suoni distruttivi del vecchio Mondo che muore. Allora si distruggono le cose obsolete e si sparano i “botti”; lo scopo è sempre lo stesso: ricosmizzare il Mondo, trarlo dal Caos affinché il ciclo della Vita possa ricominciare rinnovato. Certo gli incidenti legati ai fuochi di artificio illegali, i traumi dei già ampiamente traumatizzati animali domestici – quale trauma peggiore che vivere con certi umani? – fanno pendere la bilancia verso provvedimenti draconiani e ottusi, una sorta di intolleranza verso una serie di gesti che, invece, andrebbero valorizzati e sostenuti proprio nella loro valenza simbolica, ricondotti al loro significato originario. Basterebbe questa consapevolezza ad evitare tutti gli eccessi; perché non si spiega ai ragazzi a cosa servono i “botti” ed il Capodanno, al di la dei consumi? Certo fa anche riflettere che un Paese esportatore di armi che causano milioni di morti in Yemen, pronto ad inviare soldati in Niger a difesa dell’uranio che alimenta il nucleare francese, o a spostare di qualche miglia le rotte dei migranti, si accalori nel vietare i “botti” di capodanno, ma tant’è: siamo il regno dell’ipocrisia. E dunque, a costo di essere politicamente scorrettissimo, e molto meridiano, io farò il mio Capodanno con i “botti”, ed ho passato a mio figlio questa tradizione che ho ereditato da mio padre e mio nonno. Sono certo che molti seguiranno questa tradizione perché qualcuno dovrà pur ricreare il Mondo anche quest’anno! Buon 2018 a tutte e a tutti.
Raffaele K Salinari