mercoledì 11 libreria Le mots Milano

Il gioco e il sacro dalla grande Dea a Dionisio feb 11 @ 18:30 – 20:00 Il gioco e il sacro dalla grande Dea a Dionisio

 

Presentazione del libro di Raffaele K. Salinari, l’Altalena , Ed. Punto Rosso 2014

 

Partecipano con l’autore

Monica Lanfranco (Giornalista e Direttora Marea) Anita Sonego (Pres.essa Comm. Pari Opportunità Comune di Milano)

Al termine verrà offerto un piccolo aperitivo

 

 

Che senso ha scrivere una storia dell’altalena, richiamarne i significati sacri, gli usi visionari, le ascendenze mitologiche? In fondo è solo un gioco, un innocente passatempo per bambini che però, e qui sta l’arcano, mai lascia indifferenti, sempre turba l’anima in modo inspiegabile. Forse è perché viene da un tempo lontano, quando le distanze tra l’umano e il divino non erano, come oggi, incommensurabili, e quel gioco simboleggiava la loro congiunzione: una pratica estatica per rigenerarsi al cospetto della zōe. Nell’antica Grecia zōe significava Vita, senza nessuna caratterizzazione: esistenza incondizionata. E questa zōe, che non ha contorni e neppure definizioni, ha il suo sicuro opposto in thanatos, la morte. Ciò che in zōe risuona in modo certo e chiaro è «non morte»: qualcosa che non la lascia avvicinare a sé; da questo Bataille vedrà nell’erotismo l’affermazione della Vita sino dentro la morte. Agli albori della civilizzazione mediterranea governava il nostro mondo una sola Grande Dea: Lei rappresentava il culto universale. Era per Lei che ci si inebriava, ci si accoppiava. A Creta se ne cercava la visione balzando sull’altalena formata dalle corna del toro; altre movenze del corpo erano gesti sacri a Lei dedicati: danze, acrobazie, certe forme di prostituzione. Erede e testimone di questa primigenia spiritualità resterà, nella cultura greca e sino ai giorni nostri, Dioniso, il dio-archetipo della «vita indistruttibile»; emanazione trans-gender della Dea, egli solo manterrà nei secoli aperta la porta verso l’ebbrezza mistica che avvicina al vortice della Vita, dove Lei ancora intreccia la «trama nascosta» che unifica la realtà. E allora, se seguiamo il percorso che parte dalla taurocatapsia minoica sino alle altalene dei tarantolati, passando per l’incedere oscillante dei fedeli nelle processioni dei Misteri nel Sud d’Italia – dove ritroviamo la Madonna come figura epigona della Dea – per arrivare finalmente a simboli popolari più quotidiani, come i pendagli che oscillano dai nostri specchietti retrovisori, forse possiamo cogliere, anche in queste opache immagini odierne, un barbaglio della luce originaria che emana dal sacro.

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