Soldi alla guerra, tagli alla pace

Anche il Partito Democratico, con mal di pancia alla fine rientrati, ha votato il rifinanziamento delle missioni militari, alcune ben note ed annose, come l’Afganistan ed il Libano, e qualche new entry tra le quali la Libia. Vale la pena di analizzare il contenuto del decreto, che notoriamente scade ogni sei mesi ed ogni sei mesi deve essere dunque rivotato, per capire quanto il Governo giochi la sua politica estera militare a detrimento di altre forme di intervento civile e come, soprattutto, questo decreto venga riproposto ogni volta con contenuti diversi, che ne fanno dei veri e propri cavalli di Troia per la disarticolazione di altre leggi, senza consentire una trasparente discussione parlamentare. In specifico, questa volta, sono state tentate ben due operazioni di killeraggio: una contro gli articoli che concernono i diritti di volontari e cooperanti che lavorano con le Organizzazioni Non Governative, e l’altra di taglio drastico dei fondi per la cooperazione civile in Afganistan. La prima delle due operazioni non è andata in porto, fortunatamente, perché la vigilanza del non governativo italiano, e l’opposizione del PD, hanno sventato lo stravolgimento di una serie di articoli che appartengono alla legge 47/89, quella che regola di fatto tutte le politiche estere di cooperazione internazionale allo sviluppo dell’Italia, che sono stati infine stralciati. Ma resta il tentativo, maldestro e rozzo, come molti altri nello stile di questo Governo, di modificare le leggi per decreto, alterandole per passi successivi e con dispositivi inserite in provvedimenti disomogenei. L’altro punto, di merito, riguarda i fondi per la cooperazione civile in Afganistan, che erano stati drasticamente ridotti a sei milioni e che adesso sono aumentati a sedici milioni, portando la componente civile dell’aiuto comunque ad un risibile 1,5% sul totale degli stanziamenti, che per la maggioranza restano esclusivamente militari. Ma qui il trucco c’è e si vede: ed infatti, se chiediamo dove questi “fondi aggiuntivi” verranno presi, il Governo risponde che sono parte del budget, già ampiamente prosciugato, di quella Fortezza Bastiani che è diventata la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, immersa nel deserto dei tartari del Ministero degli Esteri da ormai lungo tempo. E allora, ancora una volta, si attua un sistema di vasi comunicati a senso unico: la Difesa prende da chi gli pare, al la carte, ed in cambio militarizza la politica estera, anche quella degli aiuti. E dunque, non solo si bombarda, senza riguardo per la Costituzione e per l’evidenza dei fatti che parla di un fallimento totale delle azioni militari in tutti i teatri di impegno italiano, ma si continuano a sottrarre soldi alle azioni di aiuto allo sviluppo, a partire dall’azzeramento dei fondi per il sostegno agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Ed infine, ma non per importanza, dato che perseverare nell’errore e una caratteristica di questo Governo, è autorizzata, a decorrere dal 1° luglio 2011 e fino al 31 dicembre 2011, la spesa di mezzo milione di Euro per l’invio in missione di personale del Ministero degli affari esteri presso le sedi in Afghanistan, Iraq, Pakistan Yemen… e Libia. E dunque ci si prepara a giustificare con missioni di cooperazione e probabilmente di “aiuto umanitario” una possibile occupazione della Libia, sperando ovviamente che gli assetti del dopo Nato, ci siano favorevoli. I quadro è dunque estremamente preoccupante, a maggior ragione se pensiamo che un cambio di fase porti ad un Governo di segno opposto all’attuale, che si troverà a fare i conti con queste politiche e dunque decidere se intende ancora gettare i soldi in queste voragini infernali che ledono i diritti umani e spostano risorse dalla pace alla guerra.

Raffaele K Salinari

Pubblicato su Liberazione il 4-8-2011

 

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