40 anni del Manifesto, il concerto di The Girl nel commento di Marco D’Eramo

BOLOGNA
Assetati di speranza
di Marco D’Eramo

Grande atmosfera ieri al Tpo (Teatro polivalente occupato) di Bologna. Certo non c’erano gli studenti immigrati della scuola d’italiano, né gli apprendisti di thai boxe o di tessuto aereo nella grande palestra. In compenso, come da gloriosa tradizione della sinistra, al Tpo vige sempre l’ora illegale (sfasata di due ore su quella legale: basta arrivare con due ore di ritardo). Ma a poco a poco il grande hangar di via Casarini si è riempito, mentre provava la band di The Girl. L’atmosfera si è scaldata, grazie anche alle mescite del fornito bar. Presentati da Gianmarco De Pieri del Global Projet, autoritario quanto basta nel tenere in pugno la discussione e nell’imporre il silenzio al pubblico, la scrittrice e giornalista Antonella Beccaria, Franco Bifo Berardi (scrittore filosofo) e il sottoscritto abbiamo cercato di colmare l’abisso temporale, politico e umano scavato dai 40 anni trascorsi dalla fondazione del manifesto, cercando prospettive per i prossimi 40 anni.
Mentre Antonella Beccaria illustrava la speranza che può alimentare il nuovo cortocircuito tra fonti e notizie grazie al Web, Bifo tratteggiava un’orizzonte sartriano, quello del Diavolo e il buon dio, in cui, al contrario che in Kant, «il cielo è vuoto sopra di noi». Missione: tenere la barra contro l’oppressione senza speranza. Speranza che invece trasudava, insieme a un’insopprimibile commozione, dai testi – pubblicati dal manifesto – di Vittorio Arrigoni, letti nella penombra.
Di speranza erano assetati e affamati, i nostri tanti amici presenti in sala, oltre che del buon vino e delle ottime tagliatelle agli asparagi, per non parlare del coniglio, dell’agnello o delle salsicce offerti per cena. Soprattutto a non mancare era l’affetto, il calore, il ritrovarsi tra compagni, azzittiti dai trascinanti decibel del gruppo The Girl, sulla voce di Joanne Maloney e sulla chitarra dello scatenato storico collaboratore del nostro giornale, Raffaele K. Salinari, per far culminare la festa in un degno, assordante fragore.

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