Si aprirà all’Aia, il prossimo 10 maggio, la Conferenza mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. I dati, forniti dalla stessa organizzazione, sono impressionanti: circa 300 milioni di bambini dai 5 ai 14 anni sono impegnati in quelle che vengono definite le «forme peggiori» dello sfruttamento lavorativo», in altre parole sottoposti ad attività, spesso illecite, che ne causano la morte o procurano loro mutilazioni invalidanti. Quest’anno, inoltre, ricorre il decimo anniversario del protocollo 182 proprio contro queste forme di lavoro e dunque, la Conferenza, sarà anche l’occasione per fare il punto sulle forme globali di prevenzione e contrasto di questo fenomeno, nonché per lanciare nuove proposte ed illustrare le nuove statistiche, ferme al 2005. Non ci sarebbe nulla di particolare da dire, dunque, in attesa di conoscere gli esiti della Conferenza, se, qualche giorno fa il Movimento latinoamericano dei bambini e adolescenti lavoratori (Molacnats) non avesse duramente protestato per il mancato invito alla Conferenza. I Molacnats rappresentano, da più di trent’anni oramai, gruppi autogestiti ed organizzati di bambini, bambine e adolescenti lavoratori, dell’America Latina e dei Carabi, che lottano per proteggersi da tutte le forme di sfruttamento, non ultimo quello lavorativo. La loro storia inizia infatti nel 1974 quando un gruppo di giovani lavoratori appartenenti alla Gioventù Operaia Cristiana nel Perú, vengono licenziati in massa, e decidono di organizzarsi con i pochi mezzi a loro disposizione, per difendere i loro diritti. Così ha inizio un lungo processo organizzativo, attraverso il quale i Nats creano strutture di formazione orientate da una originale forma di pedagogia, che permette loro di svilupparsi come soggetti autonomi attraverso una innovativa idea del ruolo dell’infanzia nella società. Le loro proposte sono oggi tra le più avanzate, non solo in materia di lavoro minorile ma, dalle loro idee, sono nate molte forme di ristrutturazione dei tessuti urbani degradati nelle megalopoli latino americane, a partire da San Paolo per arrivare a Caracas e Lima, nonché scuole per il recupero e la valorizzazione dei cosiddetti «bambini di strada». Per questo, l’esclusione dalla Conferenza viene definito, in una nota, «inaccettabile». L’essere stati ignorati nella convocazione della Conferenza è molto grave «dal momento che vi si discuteranno temi legati direttamente alla nostra realtà». In particolare, coerentemente con la loro visione della centralità infantile, i Nats denunciano: «La presenza di soli adulti, nella maggior parte dei casi molto lontani dalla concretezza della nostra vita, conferma ancora una volta che continua a dominare un’ottica adultista sui bambini lavoratori e che la partecipazione dell’infanzia e dell’adolescenza rimane relegata solo nella sfera delle buone intenzioni e nei documenti giuridici». Certo, il fatto che, oltre all‘Ilo e l’Unicef, tra gli organizzatori delle Conferenza ci sia anche la Banca Mondiale, qualche sospetto sulla sensibilità con cui la Conferenza è stata organizzata nasce spontaneo. A essere ritenuta inaccettabile dai Molacnats, inoltre è: «La violazione del diritto a partecipare in quanto bambine, bambini e adolescenti, come stabilito dall’articolo 12 della Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia e come richiamato in particolare nelle Raccomandazioni del Comitato di Ginevra sull’importanza della promozione di questo diritto». Speriamo che dopo questa denuncia gli organizzatori decidano di dare ascolto a chi, di lavoro minorile e della sua prevenzione, se ne intende davvero.
Raffaele K Salinari, Presidente Terre des Hommes
Pubblicato sul manifesto 9-5-2010