Ho avuta la fortuna di sedere accanto a Marcella Di Folco negli anni in cui entrambi eravamo consiglieri comunali a Bologna. In questi tempi di politica volgare ed ignorante, spesso mi sono tornati in mente gli interventi di Marcella, la sua profondità di pensiero, la capacità di legare cultura e politica in un nesso che faceva apparire la realtà delle cose in tutta la sua complessità umana e materiale. Oggi, quando mi accingo a scrivere per questo giornale un pezzo di attualità sui diritti umani, o quando studio per le mie lezioni all’università, spesso mi sovvengo della capacità di Marcella di risalire i nessi, di collegare il tema della sessualità alle sue ascendenze mitologiche più arcaiche ed archetipiche, all’importanza di Eros e Venere nell’elevazione dell’anima umana. Marcella si riteneva, a ragione, una rappresentante di antichi culti misterici, l’epigono di quelle sacerdotesse dotate della capacità di evidenziare nell’umanità l’Invisibile sigillato nella mente di ciascuno e che solo le più sapienti e sottili provocazioni sessuali potevano far riemergere. Se il corpo, gia allora, non serviva più a questo scopo, l’aura di sensualità diffusa che emanava dalle sue parole, quando eruditamente ricostruiva il ruolo delle etére nella storia nascosta dell’umanità, o rivendicava il dominio dell’indiviso ed ermafrodito Eros nelle determinazione del pensiero non solo filosofico ma politico dell’Occidente, se faceva sorridere molti di sufficienza, faceva altrettanto breccia in moralismi ipocriti che sembravano sbriciolarsi, seppure per un momento, al suono di quelle parole. Ricordo che mi diceva sempre: “Raffaele quando senti un politico che dice «francamente questi transessuali…sono eccessivi» riferendosi ad una di noi, e poi ti guarda con supponenza… quello risponde solo alle sue palle!. Ciò che viene negato si afferma nelle sue forme peggiori, noi siamo parte della sessualità del Mondo, ed è un bene per il Mondo riconoscerci” Ciao Marcella.
pubblicato sul Manifesto 9-9-2010