SMS. Avventure intellettuali fra storie e miti.
Il nuovo libro di Raffaele Salinari.
Raffaele Salinari è una figura nota a Bologna. Medico, cooperatore internazionale, “politico” come si dice oggi, scrittore. E’ a quest’ultima dimensione che probabilmente tiene di più. Il motivo c’è, non solo la passione. Negli anni Salinari ha realizzato una sostanziosa biblioteca di testi propri. Vari i titoli. Il filo che li unisce, dai primi all’ultimo: “SMS. Simboli misteri sogni“, è il racconto , leggero ma non senza dettagli, di investigazioni “impossibili” dove il viaggio si unisce all’erudizione. Il titolo scherza con la più diffusa e sintetica forma di comunicazione odierna.
In realtà il volume, che raccoglie scritti precedenti e nuovi, mette insieme una varietà di soggetti e di storie, che ci portano a piccole avventure dove un ritrovamento, in un libro o in un’idea, di tracce spesso legate a personaggi chiave e quindi intriganti del nostro universo di conoscenza, viene a coincidere con richiami ed insegnamenti del mito e del simbolo. Non vi sono salti di stile, l’unitarietà è garantita dal metodo, particolare, delle scritture dell’autore. Salinari parte e arriva da intuizioni proprie, fuori dai dati progressivi, metodici di una prassi scientifica. In ogni sua ricerca troviamo un piccolo lampo, un collegamento, una coincidenza, quasi messaggi che gli derivano dall’irrazionale. E da queste scintille deriva i fuochi del suo argomentare. L’autore li tiene ben accesi, li fissa costantemente, si fa illuminare. Ma la ricerca è sul campo, reale, concreta, con gli strumenti del viaggiare. A Venezia ad interrogare i Padri Armeni sulla mitica presenza di Stalin in Italia va sul serio, e ce lo racconta. Così come descrive la traccia trovata a Parigi in un volume della Biblioteque nationale sul destino del “Turco” la macchina meravigliosa, il robot o l’impostura, che, per 70 anni sconfisse agli scacchi le menti più prodigiose. Napoleone financo, non sappiamo se distratto da Josephine. E via via, fra vasi omerici, “crateri” di 2500 anni fa, e carte di Walter Benjamin, fra il corpo di Pasolini e la mente di Edgar Allan Poe. La citazione è fra le arti di Salinari, ma non grava sul lettore, resta leggera come le orme nella neve, da ripercorrere. Orme di cui non si conosce il piede che le stampò, ne la sua partenza, tanto meno l’arrivo.
Si giunge, incuriositi, fino alle foreste del Congo. Piace giocare con l’ombra, a Salinari, ma è lontano dalla tanta paccottiglia iniziatica che ammorba gli scaffali delle librerie. Si ritrova, in ogni episodio, la bussola del piacere di conoscere, la molla dell’umano, non l’invocazione di un demone a nostra disposizione.
Resta da dire che le non poche pagine si fanno leggere rapidamente, acute e affascinanti.
Davide Ferrari