Conclusioni della Conferenza ONU sulla violenza contro le donne, da Il Manifesto 17-3-2013

Nomen omen? Non sappiamo ancora quale sarà la posizione di Papa Francesco I nei confronti del mondo femminile; se oltre al nome che ha scelto, cioè ricorderà l’eccezionale, per i tempi ed anche oggi, atteggiamento di San Francesco nella relazione con Chiara Scifi che gli chiese di prendere l’abito monacale e fondò l’ordine femminile delle Clarisse. San Francesco metteva sullo stesso piano «fratello sole e sorella luna» e per lui l’acqua, entità femminile, era fonte di ispirazione divina. Le resistenze della gerarchia vaticana nei confronti dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne, che si sono espresse chiaramente anche in occasione di questa CSW57 (Commissione sullo Stato delle Donne) che si è conclusa oggi all’ONU, sembrano invece smentire radicalmente l’ispirazione francescana di cui il nuovo pontefice vorrebbe essere l’erede. La posizione della Santa Sede non è isolata: altri Paesi, tra i quali alcuni europei, hanno presentato decine di emendamenti al teso della risoluzione finale, proprio su questo punto, con il chiaro intento di non farlo approvare. Cosa dice il paragrafo in questione: Promuovere e proteggere i diritti umani di ogni donna e bambina, inclusi i diritti di avere il controllo e decidere liberamente e responsabilmente sulle questioni relative alla loro sessualità libere da costrizioni , discriminazioni, violenza, il diritto ai più alti standard sanitari inclusa la salute sessuale e riproduttiva ed i diritti riproduttivi” . Evidentemente la questione è: come fare perché ogni donna al mondo possa decidere in modo consapevole e liberamente della propria sessualità? Questa, assieme alla possibilità di diventare madre senza imposizioni di sorta, è la posta in gioco, che evidentemente implica la possibilità della contraccezione o dell’interruzione di gravidanza; tutte pratiche inaccettabili per il Vaticano ma anche per molti altri Paesi equamente distribuiti tra i cinque continenti e di diversa sensibilità religiosa. Gli integralismi, infatti, non appartengono solo ad una parte. L’affermazione dei diritti sessuali e riproduttivi è il fulcro per un’evoluzione positiva delle dinamiche di genere, in quanto si tratta di diritti umani fondamentali, a partire dal non subire violenze, come nel caso delle mutilazioni genitali femminili (MGF). Queste sono ancora una tragica realtà per molte ragazze africane: ogni hanno, infatti, migliaia di bambine in età puberale ne subiscono le pratiche come una necessaria e dolorosissima precondizione al matrimonio. Le manovre, eseguite normalmente con strumenti infetti e in condizioni igieniche negative, portano spesso complicazioni gravi, che possono arrivare a rendere le ragazze sterili, chiudendo in questo modo il ciclo delle umiliazioni.

Ora la questione che si dibatte alla CSW57 è: si possono sconfiggere queste pratiche senza includerle nell’affermazione dei diritti sessuali e riproduttivi? L’opinione delle ONG per i diritti umani e dei bambini, come Terre des Hommes che ha presentato una sua posizione al riguardo, è che senza una vera e ferma affermazione dei diritti sessuali e riproduttivi delle bambine non si potrà arrivare a eliminare le pratiche di mutilazione. In questa prospettiva, lo scorso dicembre, l’Assemblea Generale delle Onu ha approvato una risoluzione per intensificare le azioni per cancellare definitivamente queste pratiche. «Ma una risoluzione non basta», ha dichiarato in una riflessione sul tema all’interno della CSW57, il Ministro Fornero, che ha ricordato il ruolo trainante dell’Italia nella stesura della Convenzione. Ora però si tratta di implementarla, farla diventare realmente operativa: in altre parole dare gambe a un principio che, se non sostenuto dalla volontà politica degli Stati e dei Governi interessati, rischia di rimanere lettera morta. Per questo Chantal Compaoré, la First Lady del Burkina Faso, ha voluto lanciare un appello a tutti i Paesi africani affinché investano nell’istruzione, l’arma più efficace per sradicare questa «violazione dei diritti umani», com’è stata definita da Irina Bokova, Segretaria generale dell’Unesco. In una sua dichiarazione al summit la Bokova ha giustamente voluto porre l’accento proprio sul ruolo dell’Agenzia Onu per la cultura e l’educazione nell’eliminazione delle pratiche tradizionali negative, come le MGF. Il principio sentito più volte nelle sale meeting dell’ CSW57 è che nessun diritto umano può o deve essere violato in nome di pratiche tradizionali. Tra le voci che si sono levate a sostegno di questa battaglia di civiltà troviamo anche Geeta Rao, Direttore Esecutivo aggiunto dell’Unicef, che ha ripreso la posizione delle ONG, evidenziando come le MGF siano legate al grande tema dei diritti sessuali e riproduttivi, vera pietra di inciampo sulla strada della dichiarazione finale della CSW57. Ciò significa che, se non si arriverà a un consenso, la Dichiarazione finale non conterrà un esplicito riferimento ai Diritti sessuali e riproduttivi, e dunque anche le politiche di eliminazione delle MGF saranno a loro volta mutilate di questo fondamentale sostegno giuridico.

Raffaele K. Salinari

Presidente Terre des Hommes

 

 

 

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