Le contraddizione del centro destra tra guerra e razzismo

Si può essere contro la guerra perché ammazza la gente, come da qualche tempo si è accorta persino la Lega Nord? Certamente si. E ancora, si può essere contro la guerra perché spinge i civili a fuggire dalle bombe sganciate su di loro dai raid “umanitari”, come ancora recentemente sembra aver compreso lo stesso Umberto Bossi? Certamente si. E si può essere coerenti con tutto questo quando, Finanziaria dopo Finanziaria, si è tagliata la cooperazione allo sviluppo nei confronti di quei Paesi attraverso i quali e dai quali giungono i profughi, i rifugiati, i richiedenti asilo, i migranti economici ed ambientali, e tutti gli altri “dannati della terra” come li chiamava Frantz Fanon? Certamente no. L’Italia è oggi dedica agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio circa lo 0,1% del suo PIL, su una percentuale promessa dello 0,7. Questa politica di tagli indiscriminati ed ottusi è stata perseguita con le stesse identiche motivazioni che oggi la Lega avanza contro l’intervento militare: spese inutili che avrebbero favorito l’emigrazione, dando l’idea di un’Italia accogliente e democratica, rispettosa degli impegni presi in sede ONU ed UE. Ed è proprio l’Unione Europea che rimprovera al nostro Paese di impedire che l’aiuto allo sviluppo comunitario raggiunga le percentuali dovute; quella stessa Europa che oggi il Ministro degli Interni evoca ma che non si palesa, forse anche perché i debiti che abbiamo contratto nei suoi confronti in materia di politica degli aiuti sono ben presenti nelle considerazioni della Commissione e degli altri Paesi membri. E dunque chi semina egoismo e nazionalismo, xenofobia e razzismo, antieuropeismo e localismo, non può che essere ripagato dalla stessa moneta, nel momento in cui evoca un aiuto che, gli altri Stati membri lo sanno bene, l’Italia si guarderebbe bene da dare se le si chiedessero le stesse cose. In questa ottica si capisce bene anche la tempistica con la quale la Corte di Giustizia europea ha decretato la nullità del reato di clandestinità, perno della Bossi-Fini. È chiaro che la Corte considera la gestione governativa dei flussi migratori totalmente al di fuori dei Trattati comunitari in materia di accoglienza e di asilo. La sentenza evidenzia così lo scontro tra Europa e Governo italiano, che è fuori dalle compatibilità europee non solo per il trattamento degli immigrati, ma anche per quello che concerne il rispetto degli impegni ad “aiutarli a casa loro”, come ogni tanto bofonchia la Lega dimentica della sua stessa  politica. In conclusione sino a quando il Governo non dimostrerà coerenza politica in materia di aiuto allo sviluppo ed immigrazione, tra l’altro mettendo finalmente in cantiere una legge sul diritto di asilo previsto dalla Costituzione, non potremo aspettarci dalla UE che il trattamento che sino ad oggi abbiamo ricevuto, aggravato dalle risposte degli “amici” politici del Presidente del Consiglio che, come lui ed i suoi alleati leghisti, evocano lo spettro delle invasioni barbariche per chiudere le porte di casa e demolire ulteriormente qual minimo di cittadinanza europea faticosamente costruito. Ecco perché bisogna porre subito un argine a questo egoismo esasperato che, a cerchi concentrici, partendo dalla negazione delle politiche di aiuto allo sviluppo a livello internazionale e comunitario, per arrivare al taglio di quelle nazionali – scuola, sanità, cultura, diritti del lavoro – si chiuderà infine, come un nodo scorsoio, sulla nostra democrazia, e dunque anche sulla sinistra, se questa dovesse semplicemente attendere il macabro spettacolo senza costituire da subito un ampio fronte democratico che si prepari a rimettere il paese all’interno della cornice costituzionale.

Raffaele K. Salinari

 

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