Il 19 novembre è la Giornata Mondiale per la prevenzione della violenza sui minori, un’emergenza globale che riguarda indistintamente qualsiasi strato sociale e ogni paese del mondo, compresa l’Italia. Un terribile fil rouge lega infatti la triste condizione dei bambini lavoratori, quelli vittime di traffico, le baby prostitute e le bambine costrette a sposarsi anche prima dei 12 anni, i bambini che vivono in zone di guerra o costretti a combattere, i piccoli sfollati a causa di catastrofi naturali, ai bimbi vittime di violenza domestica e di abuso sessuale. Il più recente studio delle Nazioni Unite sulla violenza sui minori traccia un quadro critico della situazione globale e invita a porre particolare attenzione alla natura del fenomeno ed alle sue cause più che alle conseguenze e a puntare l’attenzione sulla prevenzione. La famiglia, la scuola, le istituzioni, le comunità, i luoghi di lavoro sono gli ambiti da monitorare per impedire ciò che non può essere in nessun modo accettato e giustificato e che, soprattutto, può e deve essere previsto. Vent’anni fa la Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia ha trasformato il modo nel quale il mondo guardava i bambini, riconoscendo loro il diritto alla vita, allo sviluppo, al rispetto, e ad esprimere il proprio punto di vista, ma in molte situazioni tutto ciò è rimasto lettera morta. I bambini hanno subito violenze nel silenzio per secoli, il modello capitalista si è servito, e si serve, di loro come ha fatto in passato degli schiavi, ma ora che le varie forme di abuso vengono più facilmente alla luce è più che mai necessario che si facciano valere questi diritti dimenticati. Alcune società, anche la nostra di recente, accettano la violenza come inevitabile e normale; dai dati si evince, infatti, che la maggior parte dei casi di violenza sui minori non sono improvvisi e inaspettati ma sono perpetrati da persone che fanno parte delle loro vite, in luoghi che loro frequentano abitualmente e nei quali dovrebbero essere protetti. La famiglia è l’istituzione che ha la grande responsabilità di provvedere in modo corretto alle necessità affettive, psicologiche e fisiche di ogni bambino, tuttavia il diritto dei bambini alla vita, alla dignità, allo sviluppo della sua personalità, non si fermano alla famiglia ma devono poter contare anche su garanzie degli Stati quando il minore rischia la devianza. Paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo restano ancora arretrati infatti rispetto al concetto di giustizia restaurativi, quella cioè che mette in comunicazione le due vittime, il bambino esecutore e chi ha subito il torto e si basa sull’inclusione sociale del minore a rischio; in molti paesi la vulgata repressiva ha la meglio. In molti stati la violenza, psicologica, fisica e sessuale è usata su milioni di bambini per costringerli a lavorare, spesso in condizioni disumane e di vera e propria schiavitù. Spesso anche la comunità può trasformarsi da risorsa di protezione a vero rischio per i bambini: è la violenza tra pari, il cosiddetto “bullismo”, molto comune nelle aree urbane caratterizzate dalla mancanza di lavoro, bassissimi standard di vita nelle case, sottocultura spesso di matrice televisiva e comportamenti antisociali. Gli stati devono dunque allocare le risorse adeguate per le essenziali politiche di prevenzione che consentano di individuare precocemente i fattori di rischio tra i quali spiccano in Europa la mancanza di inserimento delle comunità di immigrati, e l’analfabetismo di ritorno, vero terreno di coltura dell’esclusione sociale che spesso diventa la fonte di reclutamento della criminalità organizzata. In linea con gli Obiettivi del Millennio, l’attenzione va concentrata su politiche sociali ed economiche che individuino la povertà e le differenti forme di disuguaglianza, la disoccupazione, l’eccessiva concentrazione nelle aree urbane povere e degradate. I mass media, dal lato loro, dovrebbero supportare queste campagne per promuovere una cultura della non violenza e della tutela dell’infanzia, anche a partire dall‘uso dell’immagine del bambino nella pubblicità. Ed infine, rispetto al contesto italiano, si dovrebbe istituire, finalmente, la figura del Garante per l’Infanzia, da anni richiesta a viva voce da tutte le organizzazioni impegnate sul fronte delle difesa dei diritti dell’infanzia, e la cui legge istitutiva è stata per l’ennesima volta rinviata alle Commissioni parlamentari competenti. Per tutte queste ragioni chiediamo di aderire e supportare la Giornata Mondiale per la Prevenzione degli Abusi sui Minori promossa dalla Fondazione Summit Mondiale delle Donne di Ginevra. La campagna unisce ben 800 organizzazioni non governative di 128 Stati. In occasione di questo appuntamento internazionale e per tutto il mese di novembre invitiamo tutti a indossare il “Nastro Giallo” per dire: “IO proteggo i bambini, SI alla prevenzione contro gli abusi”.
Apparso su Il Manifesto, 20/Nov/2009